GATTO "RANDAGIO": COME VIVE?

GATTO "RANDAGIO": COME VIVE?

Gatto "randagio": come vive?

Come vive un gatto “randagio”? Scopriamo  la legislazione a riguardo e se questo termine è appropriato 

Il gatto, all'interno delle città, non gironzola solitario. È piuttosto un animale legato al suo territorio, un luogo in cui torna costantemente, anche se le sue esplorazioni possono essere lunghe. 

Il suo comportamento non è affatto casuale: il territorio offre al gatto le risorse essenziali per la sopravvivenza e la riproduzione.

I gatti, come avviene anche nelle altre specie territoriali, hanno subito una selezione che li ha resi dipendenti da un punto di riferimento, riuscendo così a non doversi allontanare troppo e difendendo il luogo che fornisce loro cibo, ma anche i cuccioli, le femmine e i rifugi. 

Allo stesso modo, lo spazio urbano è qualcosa da proteggere, perché le città non offrono molti luoghi adatti ai gatti. Così, quando alcuni gatti domestici dominano ad esempio le zone attorno o all'interno di rovine, ai monumenti, agli angoli delle piazze, giardini pubblici o privati, lo protegge strenuamente da gatti sconosciuti ed estranei.

Di conseguenza, l'etichetta di gatto randagio non si applica al micio che ha un luogo di riferimento fisso al quale fare ritorno. Ecco perché la definizione di "gatto di colonia" è più corretta dal punto di vista del comportamento felino.

COME VIVE UN GATTO SENZA PADRONE

I gatti sono soliti vivere in gruppi con la presenza di femmine nello stesso territorio, che viene difeso dagli invasori appartenenti ad altri gruppi. Di solito, il nucleo principale di una colonia è composto da femmine legate da uno stretto grado di parentela.

In effetti, i comportamenti non ostili tra le gatte sono comuni: si sfiorano il naso con le code dritte, si puliscono a vicenda e dormono insieme. 

Alcuni di questi atteggiamenti sono osservabili anche nei gatti domestici, quando si rivolgono a noi, mostrando il loro atteggiamento di affetto nello stesso modo: si sfregano sulle gambe con la coda alzata per chiedere cibo e attenzione, allo stesso modo dei gattini con la madre o fanno le fusa per esprimere soddisfazione.

Anche tra femmine adulte e maschi adulti si osservano comportamenti amichevoli, ma questo non avviene tra i maschi adulti dello stesso gruppo, tra i quali prevale la semplice tolleranza

Un ulteriore comportamento interessante da osservare è la collaborazione tra le femmine adulte nell'allevare i gattini: creano una sorta di “nursery” dove si danno il cambio nell'allattamento, nella pulizia, nel gioco e nella difesa dei gattini. 

I gatti maschi nella stessa colonia si organizzano invece in una vera e propria gerarchia, con al vertice il maschio più competitivo. Ci sono quindi maschi di alto e basso rango, facilmente distinguibili: quelli di alto rango sono solitamente più grandi, aggressivi e fieri. Mostrano una certa sopportazione reciproca, ma se si incontrano, cercano comunque di scontrarsi. I veri combattimenti tra gatti sono tuttavia piuttosto rari, ma quelli di rito sono invece comuni. 

Questi combattimenti, definiti così perché non coinvolgono contatto fisico, consistono in minacce: arruffano la pelliccia, assumono posture minacciose, gonfiano i muscoli, tengono la testa lateralmente, gli occhi fissi e la coda si muove rapidamente nell'aria. Emettono versi acuti che si alternano a brontolii. Quando il confronto sta per trasformarsi in uno scontro, uno dei gatti contendenti si arrende abbassando gli occhi e allontanandosi lentamente. 

In un vero combattimento, l'andamento è diverso e si vedono le conseguenze sui musi e sulle orecchie dei gatti più combattivi, spesso costellati da cicatrici. Dalle analisi del DNA risulta che i maschi più in alto nella scala sociale felina sono soliti generare più cucciolate. Tuttavia, nelle nostre città, a causa della grande presenza di gatti, è comune che le cucciolate abbiano più di un padre. Questo avviene invece meno di frequente negli spazi rurali.

GATTO DI COLONIA E LEGISLAZIONE 

I gatti di colonia (cosiddetti randagi) in città godono di alcuni diritti: la legge quadro in materia di animali da compagnia e prevenzione del randagismo (n. 281 del 14 agosto 1991), stabilisce che i gatti senza proprietario possono occupare luoghi pubblici e privati, ed è inoltre vietata la loro cattura, maltrattamento o uccisione. 

Non devono neanche essere spostati dalla loro colonia; la legge stabilisce anche che i gatti liberi per le strade devono essere sterilizzati dal servizio veterinario pubblico e riportati in seguito nella loro colonia. Inoltre, la legge istituzionalizza la figura della "gattara" o del "gattaro", come vengono definite le persone che si occupano delle colonie feline.

Queste figure possono essere ufficialmente incaricate della gestione della colonia felina insieme al servizio veterinario pubblico.

I COMPITI DEGLI ENTI LOCALI

Le colonie feline, sia censite o meno, sono quindi riconosciute e tutelate dalla legge italiana, che affida ai comuni la responsabilità degli animali randagi presenti sul loro territorio. Gli enti sono obbligati a costruire e gestire strutture necessarie per la corretta cura e il mantenimento di questi animali, in base alla normativa che abbiamo citato in precedenza.

Il Sindaco, in base agli articoli 823 e 826 del Codice Civile, si occupa della tutela delle specie animali libere sul territorio comunale e, in base al D.P.R. del 31 marzo 1979, è responsabile della vigilanza sul rispetto delle leggi e delle normative in materia di protezione degli animali.

Parlare di gatto randagio non è corretto, in quanto i gatti sono animali sociali legati strettamente ad un territorio. Si parla dunque di gatto di colonia, una definizione che racchiude anche una serie di diritti per i felini in questione